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Come ho affrontato la pandemia montando un documentario video

Il Covid-19 ha cambiato profondamente le nostre vite, incidendo su vari aspetti del quotidiano, in particolare su quello lavorativo; su questo, infatti, non ci sono dubbi. Inoltre, lavorando spesso con l’ester (qui il mio portfolio), lo smartworking o il remote working non sono mai stati una novità assoluta per me. Anzi, negli anni ho progressivamente adeguato il mio flusso di lavoro a questa modalità, che però fino a pochi mesi fa in Italia veniva ancora guardata con sospetto.

Di recente, infatti, ho completato il montaggio e il grading di ‘The Spirit of Camden’, un documentario della durata di ventotto minuti. Proprio per questo, la lunghezza del progetto e la ragguardevole quantità di girato sono stati, senza dubbio, gli aspetti più sfidanti.

Il progetto: il documentario The Spirit of Camden

‘The Spirit of Camden’ è infatti il primo episodio di ‘How Does It Sound?’, una serie di documentari prodotta dall’agenzia londinese Seven/Eight Studio, che racconta le città attraverso i luoghi in cui si fa musica, le storie personali dei musicisti e le sonorità che le contraddistinguono. Inoltre, per chi volesse approfondire, c’è il sito ufficiale del progetto.

Il poster ufficiale creato da Carlo Polisano

Organizzazione del girato con Final Cut Pro

Diretti dal regista Carlo Polisano, Benjamin Legget (DoP), Andrea Pasqua (first AD), Virginia Malavasi (filmmaker) e Holly Xue (filmmaker) hanno girato il documentario utilizzando diverse camere; infatti, hanno impiegato la Canon C100, la Canon 6D e la Panasonic GH5.

Oltre alle interviste e ai b-roll, sono state effettuate riprese durante un concerto allo Spiritual Bar di Londra, con la partecipazione dei musicisti coinvolti.

Il documentario è stato montato con Final Cut Pro X e l’organizzazione del girato tramite keyword collection è stata particolarmente utileInizialmente, ho creato sottogruppi per ognuno dei sei protagonisti, suddivisi a loro volta per tipo di contenuto (intervista, esibizione, concerto).

Ad esempio:

  • In Amy & The Calamities Live Performance ho incluso le clip del live
  • In Amy interview le interviste
  • In Amy music le esecuzioni musicali post-intervista

Lo stesso schema è stato applicato agli altri musicisti.

Inoltre, ho creato un gruppo chiamato Event B-Roll, contenente le clip dei musicisti off-stage, immagini del pubblico e del locale, e le riprese dell’open mic night.

Oltre a questi, ho utilizzato le keyword collection che impiego anche in progetti meno complessi, come: b-roll wideb-roll mediumgraphics, ecc. In questo modo, è stato più facile selezionare i b-roll ideali e gestire l’alternanza tra interviste e musica dal vivo.

Foto di backstage scattata da Carlo Polisano

Un estratto del live event

Le keyword collection attraverso cui ho organizzato il girato

Editing del documentario in Final Cut: struttura narrativa e timeline

Dal punto di vista narrativo, il documentario è stato montato con Final Cut Pro X. Ho usato le keyword collection per catalogare il girato e organizzare le clip.
In particolare, ho creato sottogruppi per ognuno dei sei protagonisti, suddividendo le clip per tipo:

  • intervista (es. “Amy interview”),
  • esibizione live (es. “Amy & The Calamities Live Performance”),
  • brani post-intervista (es. “Amy music”).

Un altro gruppo era dedicato all’evento live, con clip del pubblico, dei musicisti off-stage e della location (“Event B-Roll”).

In aggiunta, ho usato le mie keyword collection abituali, come:

  • b-roll wide
  • b-roll medium
  • graphics

Questa struttura mi ha permesso di trovare rapidamente il girato più adatto, in un progetto che alternava interviste e musica dal vivo.

I role hanno fatto sì che la timeline rimanesse in ordine

I vari progetti creati per interviste, teaser, trailer ecc.

Color grading in Final Cut Pro e Filmconvert

Inizialmente il grading era previsto in DaVinci Resolve, ma visto il miglioramento del comparto color di Final Cut, ho deciso di restare sullo stesso software.
Ho usato FilmConvert per rifinire l’aspetto con una grana da pellicola, ispirandomi alla Fuji 3513.

Le modifiche principali:

  • riduzione del contrasto,
  • regolazione della saturazione su gialli, rossi e arancioni,
  • lieve enfasi su toni verdi, blu e celesti.

Per le foto in bianco e nero, ho utilizzato il preset nativo di Final Cut.

Il look ispirato alla Fuji3513 di ‘The Spirit of Camden’

Editing remoto con Frame.io

Dato che il regista Carlo Polisano vive a Londra e io sono a Torino, abbiamo gestito le revisioni tramite Frame.io.
È una piattaforma che uso spesso, visto che la maggior parte dei miei progetti è internazionale. Frame.io è stato fondamentale per ricevere feedback precisi e veloci.

Frame.io è stato fondamentale per le revisioni

Conclusioni

uesto progetto è stato creativamente stimolante e mi ha aiutato a tenere la mente impegnata durante un periodo complicato.
Final Cut Pro X si è confermato un ottimo compagno sia per il montaggio che per la color correction, specialmente nell’organizzazione del girato.
Ora che “The Spirit of Camden” è completo, l’obiettivo è presentarlo a festival e preparare il secondo episodio di “How Does It Sound?”.